Ci sono quelle sere in cui ti siedi stanca, sfinita, costretta nelle tue difficoltä e ti domandi: ma a che pro? Perché ho scelto di percorrere questa strada? Cosa mi ha portato fino a qui, nel tempo e nello spazio cosí lontana da casa? ed io non lo so, non ho risposte, non ho soluzioni pronte, confezionate, pronte per essere snocciolate di fronte al prossimo dilemma. Ho solo domande a risposta. E neanche quelle bastano piú. Ho graffi che mi flagellano l´anima che nessun palliattivo puó lenire nel breve termine. E, oh mio Dio, chissá in quanti si troveranno ad avere l´anima dilaniata per chissá quale ragione mille volte piú ragione della mia... ma, appunto, non é la mia. I miei graffi solo io li sento affondare in profonditä, io sento la pelle strapparsi sotto artigli affilati, io avverto il sangue scorrere ed i brandelli di carne bruciare. Io non so come affrontare questa situazione senza farmi del male. Perché tutto ció a cui riesco a pensare nel vedere lui agire come se io non esistessi, é trovare il modo per annientarmi. E´come se avessi trovato la scusa per farlo, per punirmi, per farmi soffrire piú di quel che dovrei. Non voglio trovare rimedio a questa disperazione, é la disperazione stessa a mantenermi in vita.