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Rabbia
Francesco (martedì 3 maggio 2011) Categoria: Rabbia
GENOCIDIO
Visto che non nessuno del sito si è interessato al mio post sulla beatificazione di Papa Wojtyla, forse vi piace la cultura della morte.
Ho notato che in questo particolare momento tutti sono contenti della morte di Bin Laden (anch'io devo riconoscerlo); però occorre fare una chiara precisazione. Quelli che lo hanno scovato, attaccato e giustiziato sono gli stessi che hanno spinto i Marines a prenderlo e giustiziarlo: i Servizi Segreti Statunitensi e che hanno istruito ed addestrato Bin Laden (perché gli conveniva all'epoca) ad essere un terrorista per combattere l'Arabia Saudita in favore dei Mujaheddin, ma quando gli USA si sono alleati con l'Arabia Saudita lo hanno scaricato trovandoselo poi contro. Quindi i veri mandanti dell'attentato alle Torri Gemelle per me sono in primis gli USA. E neppure la NATO è esente da colpe.
VI RICORDO UN GENOCIDIO PERPETRATO IN RUANDA CONTRO IL POPOLO DEI TUTSI DI CUI VI CITO ALCUNI DOCUMENTI PER CHI HA POCA MEMORIA:

Il genocidio del Ruanda fu uno dei più sanguinosi episodi della storia del XX secolo. Dal 6 aprile alla metà di luglio del 1994, per circa 100 giorni, vennero massacrate sistematicamente (a colpi di armi da fuoco, machete e bastoni chiodati) tra 800.000 e 1.071.000 persone.
Le vittime furono in massima parte di popolazione definita Tutsi dai colonizzatori belgi; i Tutsi erano una minoranza rispetto agli Hutu, gruppo di popolazione maggiore a cui facevano capo i due gruppi paramilitari principalmente responsabili dell'eccidio: Interahamwe e Impuzamugambi. I massacri non risparmiarono una larga parte di Hutu moderati, soprattutto personaggi politici.
Il genocidio in Ruanda del 1994 fu uno dei più sanguinosi episodi della storia del XX secolo. Dove, per l'ennesima volta, il colpevole disinteresse del mondo ha permesso e contribuito al verificarsi dei tragici eventi.
Dal 6 aprile 1994 al 16 luglio 1994 vennero MASSACRATE sistematicamente (a colpi di armi da fuoco, machete e bastoni chiodati) tra 800.000 e 1.100.000 persone (Uomini, Donne e Bambini).

Per assicurare l'effettivo adempimento degli accordi di Arusha, nell'ottobre del 1993 l'ONU organizzò una missione di assistenza da inviare in Ruanda, l'UNAMIR.
UNAMIR (UNAMIR dall'inglese United Nations Assistance Mission for Ruanda), ovvero Missione di Assistenza delle Nazioni Unite per il Ruanda fu una missione delle Nazioni Unite che durò sino a marzo del 1996.
Lo scopo dell'UNAMIR era quello di calmare le tensioni etniche nel paese tra gli Hutu, che governavano il paese, e la minoranza Tutsi, in gran parte raccolta nel Fronte Patriottico Ruandese (FPR). Il mandato era quello di assicurare la sicurezza della capitale Kigali, monitorare il rispetto del cessate il fuoco tra le parti, la smilitarizzazione delle fazioni, garantire sicurezza nel paese durante il governo di transizione, indire nuove e democratiche elezioni, coordinare gli aiuti umani ed effettuare lo sminamento del paese.

L'UNAMIR venne creata il 5 ottobre 1993 con la risoluzione 872 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Venne autorizzato il dispiegamento 2500 militari che, però, nel momento caldo degli scontri furono fatti rientrare; restarono solamente 270 militari, tutti canadesi, comandati dal GENERALE ROMEO DALLAIRE, CHE NON VOLLE ABBANDONARE IL PAESE AL SUO DESTINO. VANI FURONO I SUOI TENTATIVI DI FARSI INVIARE DALL'ONU UN NUOVO CONTINGENTE DI ALMENO 5000 MILITARI: I PAESI MEMBRI SI RIFIUTARONO DI INVIARE I PROPRI MILITARI FINO A QUANDO L'ONDATA DI VIOLENZA NON FOSSE CESSATA.

Con un contingente così ridotto all'osso il generale Dallaire riuscì comunque a salvare migliaia di cittadini Tutsi.
Ad agosto del 1994, a genocidio finito, il generale Dellaire chiese di rientrare in Canada perché sofferente di stress; venne sostituito dal generale Guy Tousignant.
L'UNAMIR è considerato il più grande fallimento delle Nazioni Unite, per la mancanza di regole di ingaggio chiare e soprattutto per non essere riuscita ad evitare il Genocidio ruandese.
La missione costò comunque la vita a 27 militari dell'UNAMIR.

L'inizio del genocidio si protrasse per 100 giorni tra massacri e barbarie di ogni tipo.
Autore del progetto di genocidio è l'Akazu (letteralmente la casetta), il gruppo di potere formatosi attorno al presidente e al suo clan familiare, che non accetta limitazioni di potere e comincia ad organizzarsi: vengono creati e armati gli Interahamwe (letteralmente quelli che lavorano insieme), milizie Hutu irregolari; vengono acquistati dalla Cina, attraverso la ditta Chillington di Kigali, i machete; vengono redatte liste di esponenti Tutsi da uccidere.
Le operazioni erano coordinate da Radio Mille Colline, che dava notizie ed esultava per le azioni più spettacolari, invitando i Tutsi a presentarsi alle barriere per essere uccisi. Molti adulti si sacrificano, nel tentativo di proteggere e salvare i bambini. Per cancellare i Tutsi dal Ruanda i miliziani Interahamwe uccisero coi machete, le asce, le lance, le mazze chiodate, le armi da fuoco.
Per i Tutsi non esistevano luoghi sicuri: anche le chiese vennero violate.
Per individuare e giudicare i responsabili del genocidio, nel novembre del 1994 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha creato il TPIR (il Tribunale Penale Internazionale per il Ruanda), con sede ad Arusha, in Tanzania.
Il TPIR in dieci anni ha giudicato e condannato soltanto una ventina di persone.
Di fronte all'impossibilità, per il sistema penale locale, di sottoporre a processo tutti i carcerati, nel 2000 sono state istituite le gacaca, tribunali popolari, che invitano i colpevoli ad ammettere le proprie colpe in cambio di importanti sconti di pena.
I pubblici ministeri ed i giudici del Tribunale penale internazionale per il Ruanda, quando si trovarono a giudicare i maggiori responsabili del genocidio, si resero conto che oltre ai feroci omicidi di massa si era perpetrata sistematicamente la violenza sessuale. Anche se quasi tutte le donne furono uccise prima di poter raccontare le loro storie, un rapporto delle Nazioni Unite ha concluso che durante il genocidio almeno 250.000 ruandesi furono sistematicamente stuprate. Le violenze, per lo più compiute da molti uomini in successione, furono spesso accompagnate da forme di tortura fisica e furono eseguiti pubblicamente per moltiplicare il terrore e la degradazione.

ORA A FRONTE DI QUESTO NON VI SEMBRA CHE QUELLO CHE HA FATTO BIN LADEN SIANO BAZZECCOLE E CHE LA COMUNITA' INTERNAZIONALE SI PREOCCUPA SOLO DI QUELLO CHE TOCCA I LORO PROPRI INTERESSI NEL SENSO DELLE LORO TASCHE E POTERE.

E per rispondere a Beppe, che considero un amico sulla mia lunghezza d'onda, questa non è poesia, ma purtroppo la cruda e massacrante realtà.

Saluti a tutti Voi amici/che.

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Francesco (martedì 3 maggio 2011)
E per complemento questo è stato il risultato finale:

La storia del Ruanda (e del resto del mondo colpevolmente assente) fu segnata inesorabilmente da questo genocidio del 1994: si calcola che circa 1 MILIONE di persone vennero massacrate da estremisti Hutu e dalle milizie Interhamwe fedeli al presidente Juvenal Habyarimana.
Su una popolazione di 7.300.000, di cui l'84 % Hutu, il 15 % Tutsi e l'1 % Twa, le cifre ufficiali diffuse dal governo ruandese parlano di 1.174.000 persone uccise in soli 100 giorni (10.000 morti al giorno, 400 ogni ora, 7 al minuto).
Altre fonti parlano di 800.000 vittime. Tra loro il 20% circa e' di etnia Hutu.
I sopravvissuti Tutsi al genocidio sono stimati in 300.000.
Migliaia le vedove, molte stuprate e oggi sieropositive.
400.000 i bambini rimasti orfani, 85.000 dei quali sono diventati capifamiglia.
Uno studio delle Nazioni Unite ha confermato la gravità del problema: il 31% dei bambini cresciuti durante il genocidio hanno assistito ad uno stupro, il 70% è stato testimone di uccisioni e migliaia hanno perso i genitori nel dopoguerra a causa dell'AIDS.
Secondo una stima ufficiale, il 70% delle donne stuprate durante il genocidio del Ruanda ha contratto l'HIV e la maggior parte di loro alla fine ne morirà.
Assunta (martedì 3 maggio 2011)
22:32 del 03-05-2011
Buona sera Francesco, rispondo con un certo ritardo e me ne scuso. So benissimo di cosa si tratta nel tuo racconto e ricordo benissimo quel periodo.
Rammento che andava in onda molto tardi la sera il Maurizio Costanzo show e che erano riusciti a far fuggire da quei luoghi devastati dalla guerra alcune donne e volevano farci sentire la loro testimonianza, quello che ho sentito quella notte, non lo scorderò mai più, mi si è marchiato a fuoco nella mente.
Una di esse con l'interprete ha raccontato fra le lacrime che si trovava nella sua casa, ora non rammento se fosse una Huto o una Tutsi, comunque entrarono degli uomini, la legarono
e la obbligarono a guardare tutto ciò che avrebbero fatto. Presero il suo bimbo, le fecero
sbucciare e tagliare delle banane per una minestra che fanno loro appunto a base di banane,
quando il tutto cominciò a bollire, immersero dentro quel povero bimbo che dormiva ignaro nella sua culla. La barbarie non è finita, obbligarono la donna a cibarsi di quelli che erano i resti del suo piccolo. Ricordo che quando racontava fra i singhiozzi, mi sentivo male e per giorni mi ha tormentato il ricordo del viso di quella povera donna.
Chiedo scusa per questa crudeltà, però è bene che impariamo che da una guerra non esce
mai nulla di buono e qualunque sia il vincitore sarà sempre un perdente, ed è nelle lotte che l'uomo viene fuori in tutta la sua bestialità e crudeltà
Francesco (martedì 3 maggio 2011)
Buona sera cara Assunta! Mi scuso con gli amici/che di Esternando se sono stato un po' crudo, ma ero molto arrabbiato che dopo la beatificazione di "Papa Karol Wojtyla", che aveva pure perdonato colui che gli aveva sparato, si esultasse per la morte politica di Bin Laden (non che non se lo meritasse) e dico "politica" perché Bin Laden era già nel mirino della CIA e si aspettava solo il momento giusto, cioè del calo di popolarità del presidente degli USA Obama, come ha fatto Sarkozy dichiarando guerra alla Libia, ed anche perché la Nato in qualche modo è molto influenzata dagli Stati Uniti ed agisce in funzione di loro. Cosa che non ha fatto in Ruanda nonostante gli appelli del generale canadese ROMEO DALLAIRE e dei suoi uomini che difendevano la causa dei Tutsi nei confronti del partito dominante all'epoca in Ruanda degli Hutu.
Quindi convieni con me, visto che hai ascoltato all'epoca una testimonianza sconvolgente al Maurizio Costanzo di una donna Tutsi, che nella settimana di Papa Karol ho preferito parlare d'amore e di poesia piuttosto della brutta realtà quotidiana.
Ciao amica mia. La mia e-mail, che tu hai, è sempre la stessa e sono sempre onorato di leggerti quando vuoi!
Assunta (martedì 3 maggio 2011)
23:37 del 03-05-2011
Certo Francesco capiso bene la tua rabbia, ma sappi che tutto si muove in polotica soltanto in funzione di qualche cosa e non è mai per la comunità, ma per interessi e popolarità che nulla hanno a che fare con il benessere della gente. Che fare? nulla! noi siamo nati per lavorare con poca soddisfazione e riempire le tasche di altri sotto forma di tasse e balzelli vari, si ricordano del popolo sovrano per le votazioni e poi chi si è visto si è visto.
Qualche volta ti manderò una e-mail, grazie dell'amicizia che mi offri.
dora (martedì 3 maggio 2011)
Troppo complesso, l'argomento Africa, caro Francesco.
A parte le grandi città e le zone del nord costiere o il Sud Africa, il resto del continente vive ancora in un mondo quasi preistorico. L'unica tecnologia è quella delle armi!
Come si può cambiare questo loro mondo, quando anche i migliori tra gli africani preferiscono abbandonare le loro radici, per trapiantarsi qui, da noi.
Pol Pot, in Cambogia ha fatto cose altrettanto orrende. E anche allora nessuno è intervenuto.
Io credo che non sia il petrolio sai!..... Tra un po' finirà e dovremo usare altre fonti di energia.
Credo invece che gli Stati Uniti abbiano bisogno di "vendicare" l'orgoglio ferito.
Tutto è successo dopo l'11 settembre. Sono intervenuti in prima persona solo dopo l'attacco alle torri, e continuano a farlo, come vedi, contro nazioni islamiche.
L'Africa è una polveriera: il Ruanda, il Sudan, la Nigeria, senza parlare della Tunisia, della Libia, dell'Egitto.
Cosa può fare il resto del mondo??
Francesco (mercoledì 4 maggio 2011)
Bella domanda Dora! E' tutto qui il problema! I mass-media di oggi si dovrebbero preoccupare non solo della notizia del momento o di certi personaggi che fanno audience, ma anche ascoltare certi giornalisti freelance, che sono ancora i veri giornalisti che a volte rischiano la vita, che scoprono ancora certi altarini che nessuno vuole che si scoprano, in primis i paesi dominanti e la Nato, perché dà loro enorme fastidio, come per esempio nei paesi problematici come appunto l'Africa che tu menzioni.
Ciao gemella...
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