Assunta
(martedì 15 luglio 2014)
Categoria:
Affetto
VIAGGIO VERSO MESSINA
01:39 DEL 15-07-2014
Miei cari amici, se volete passare qualche minuto e leggere il mio post, vi racconterò come ho conosciuto mio marito, come avrete capito, adoro scrivere e ad essere sincera e senza false modestie, penso che mi riesce bene, sarà il mio DNA? Forse! Questo è uno dei miei raccontini.
L'ARCOBALENO DEI SOGNI
Non c'è un'età per sognare, nei sogni gli anni non passano mai. A volte ci perdiamo in essi ad occhi aperti, come volare nell'infinito, lontano da tutto e da tutti, provando una piacevole sensazione che ci fa dire: infondo sognare non costa nulla.
Mi sono sempre meravigliata, trovandolo alquanto strano il fatto che tante amiche, mi confessavano di non sognare mai, Io sognatrice per eccellenza, sognatrice di sogni a colori, non ho mai capito come potessero non sognare. Il sogno è sempre stato per me un rifugio, un allontanarsi dalla realtà, un desiderare qualche cosa nella speranza che si avverasse, insomma un bagaglio di tesori racchiusi in una specie di scrigno, da dove pensavo un giorno potessi prenderli e godere di essi.
La vita frenetica di oggi, lascia poco spazio alle ragazze moderne di sognare, ma io giovane di una generazione passata, passeggiavo in lungo ed in largo nelle vie più luminose dei miei sogni, ne conoscevo ogni viuzza, ogni singolo vicolo, quanti sogni!!! Aspettavo il mio principe azzurro, l'amore come nelle favole ed il pensiero di come sarebbe stato il mio lui, mi faceva ben sperare di innamorarmi di un bellissimo principe che mi avrebbe presa in braccio, e portata via sul suo cavallo bianco.
In effetti il mio principe azzurro arrivò (o perlomeno pensavo di averlo incontrato), non su un bianco destriero, ma su un più moderno e fumoso treno. Ma andiamo per gradi: nel febbraio del 1968: una telefonata dalla lontana Sicilia, ci avvertiva che nonno Mariano (il padre di mia madre) si era spento serenamente all'età di novantanni. Preparammo le valige per poter almeno dargli l'ultimo saluto, prima della sepoltura. Ero ancora debole, venivo fuori da un grave incidente e la mia schiena ne risentiva ancora della tremenda botta subita. Partimmo per il sud io e mia madre, con il nostro bagaglio di dolore per il recente lutto. Alla stazione di Milano senza prenotazione, salimmo sul treno "la freccia del sud" non era affollato, quindi trovammo facilmente posto comodamente in uno scompartimento quasi vuoto. Piano piano si andava affollando di nuovi viaggiatori, quando il vociare di una compagnia di allegri giovanotti attirò la mia attenzione, si accomodarono sui sedili accanto al mio e gli altri nello scompartimento più avanti. Si sa che fra giovani non si fa fatica ad "attaccare bottone" e dopo il saluto di cortesia, si cominciarono a scambiare le famose due chiacchiere di prassi fra compagni di viaggio. Uno di loro attirò la mia attenzione, mi continuava a guardare ed io sentendomi osservata lo guardai imbarazzata. Era un bel giovanotto moro, alto, con due occhi scuri che sembravano tizzoni ardenti, aveva un sorriso accattivante e simpatico, si presentò, tanto il viaggio era molto lungo, piacere signorina, io sono Antonio, sono salito a Milano per un concorso in ferrovia, anzi siamo tutti reduci dal concorso, anche mio fratello minore che si trova nello scompartimento accanto. Nonostante non sapessi chi fosse, mi riusciva facile comunicare con quel bel ragazzo che tornava a Reggio Calabria. Ogni tanto di soppiatto lo osservavo, era proprio bello e spesso i nostri sguardi s'incrociavano, ero una ragazza abbastanza timida e sentivo il rossore salirmi sul viso ogni qual volta che incontravo i suoi occhi. La compagnia di quegli allegri giovanotti, era un'interruzione alla monotonia noiosa e stressante del lungo e faticoso viaggio. Nella notte si sentiva solo lo stridere delle ruote sui binari, mentre quasi tutti i passeggeri
cercavano di dormire tranquilli. Non riuscendo a prendere sonno, uscii sul corridoio fuori dallo scompartimento e di lì a poco, anche quel bel giovanotto mi venne a fare compagnia, quanto parlammo! Ci raccontammo di tutto, aveva studiato come capitano di lungo corso nella scuola marinara, ma la madre non ne voleva sapere di farlo imbarcare su navi in giro per il mondo, quindi per ovviare alle discussioni, prese in considerazione il consiglio del padre ferroviere per un concorso, dato che era anche diplomato perito industriale e così fece.
Parlammo tutta la notte, in mattinata sapevamo quasi tutto l'uno dell'altra e ci sembrava di conoscerci da tanto, e quello fu l'inizio che ci legò per sempre.